Home Parma Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in danno dell’Unione Europea

Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in danno dell’Unione Europea

Nella giornata del 13 luglio 2023, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna – Sezione E.P.P.O. – hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca disposto dal G.I.P presso il Tribunale di Brescia per un valore di € 153.000. Le indagini, coordinate dalla Procura Europea di Bologna, hanno consentito di accertare una truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in danno dell’Unione Europea posta in essere da tre indagati bresciani, appartenenti alla stessa famiglia operante nel settore agricolo in provincia di Parma. È emerso infatti che il giovane figlio 26 enne della coppia, nell’anno 2019, aveva assunto formalmente la titolarità di una delle due aziende agricole di famiglia e beneficiato di contributi europei a fondo perduto stanziati dall’Unione quale forma di aiuto per l’avviamento dell’attività agricola giovanile (fondo FEASR, regione Emilia Romagna – programma di sviluppo rurale 2014-2020) per un valore di € 153.000.

Le indagini hanno evidenziato che la costituzione di questa seconda azienda, avvenuta pochi mesi prima del subentro del giovane quale amministratore al posto della madre, è stata strumentale al salvataggio dell’altra azienda di famiglia, principale e storica, che versava in precarie condizioni economiche e posta in liquidazione a causa della importante situazione debitoria, e che l’assunzione della responsabilità societaria da parte del giovane era fittizia in quanto la conduzione materiale dell’azienda agricola rimaneva comunque in capo ai due genitori.

Con tale escamotage, il gruppo familiare riusciva fraudolentemente a percepire le sovvenzioni europee stanziate per favorire l’inserimento dei giovani nel mondo dell’agricoltura, beneficio al quale non avrebbe potuto accedere per mancanza dei requisiti. I Carabinieri della Sezione E.P.P.O, grazie ad una serie di approfonditi accertamenti tecnici, documentali e bancari, hanno dimostrato che il giovane, amministratore di facciata dell’azienda, nella realtà non esercitava alcun tipo di gestione all’interno della stessa, non aveva rapporti con dipendenti, fornitori e professionisti che a vario titolo si interfacciavano con l’azienda e che questi attribuivano in maniera univoca la conduzione e proprietà dell’azienda in capo ai due genitori.