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Caorso: trasferiti in Slovacchia tutti i 5.900 fusti contenenti scorie radioattive, per il loro trattamento e il condizionamento

È stato completato il trasferimento in Slovacchia di tutti i 5.900 fusti di materiale prodotto, tra resine e fanghi radioattivi, nel periodo di funzionamento della centrale di Caorso, nel piacentino. Inoltre, il deposito nazionale dei rifiuti nucleari non sarà in Emilia-Romagna: lo esclude la Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei ad accogliere il sito di stoccaggio, pubblicata lo scorso 5 gennaio da Sogin (Società gestione impianti nucleari). Nessuna delle 67 localizzazioni indicate si trova in regione.

Sono le due importanti novità emerse stamattina in occasione del Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale, tornato a riunirsi al Cinema Fox di Caorso dopo due anni di stop imposto dalla pandemia, e che nel pomeriggio si recherà con una delegazione in visita alla centrale. Convocato dall’assessore regionale all’Ambiente, Irene Priolo, è stato introdotto dai saluti della sindaca Roberta Battaglia. Presenti, oltre ai vertici di Sogin, funzionari di Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e Arpae, insieme ai rappresentanti dei comuni della Bassa, di Legambiente e delle sigle sindacali.

“La Regione ha continuato a seguire passo dopo passo il processo di decommissioning che in questi anni è proseguito, nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria- ha affermato l’assessore Priolo-. Oggi diamo conto dei traguardi fondamentali, attesi da tempo e finalmente raggiunti a partire dall’invio per il trattamento di tutti i fusti con le resine radioattive.  È anche per poter vedere i progressi fatti che ho deciso di costituire una delegazione di 15 rappresentanti del Tavolo per andare in visita alla centrale. Nei prossimi mesi- ha aggiunto Priolo-  il Tavolo per la trasparenza proseguirà l’impegno nel monitorare le ulteriori fasi del decommissioning, a partire dalla ricostruzione e ammodernamento dei locali dove saranno stoccati in via temporanea i rifiuti di ritorno dalla Slovacchia. Allo stesso modo la Regione seguirà il dibattito sulla localizzazione del deposito nazionale, con la certezza che non sarà né a Caorso né in Emilia-Romagna. Come si è sempre sostenuto- ha concluso l’assessore- qui non sussistono le caratteristiche idonee per accoglierlo, e questa posizione ora è certificata anche dalla Carta nazionale recentemente pubblicata”.

Il Tavolo per la trasparenza sulla dismissione della centrale

È stato istituito dalla Regione nel 2015 con il compito di seguire il percorso di attuazione del progetto di decommissioning dell’impianto di Caorso, per garantire il più ampio livello di conoscenza, partecipazione e comunicazione nei confronti di tutti i soggetti interessati alle attività e alla messa in sicurezza del sito.

Fino allo scoppio della pandemia, è tornato a riunirsi con cadenza pressoché annuale. L’ultimo appuntamento risale al 25 ottobre 2019, quando era stato annunciato l’avvio del trasferimento in Slovacchia delle resine radioattive raccolte in 5.900 fusti, per il loro trattamento e condizionamento: operazioni fondamentali per accrescere la sicurezza nella gestione di questi materiali e per renderli idonei agli standard di conferimento al futuro deposito nazionale, quando sarà realizzato.

Le attività, stoppate nei mesi del lockdown imposto dalla pandemia, sono quindi riprese già nel 2020 con il trasferimento mensile dei fusti. Gli ultimi sono partiti nelle scorse settimane. Quando torneranno in Italia, il volume dei materiali nucleari sarà ridotto del 90%.

Altro tema fondamentale riguarda i lavori in corso per migliorare la sicurezza nella gestione dei rifiuti radioattivi presenti nella centrale: sono in corso gli interventi di ricostruzione di un deposito e si è in attesa che l’Isin autorizzi le operazioni necessarie sui restanti due.