La celebrazione del 77° anniversario della “Liberazione” ha costituito un momento di riflessione e di festa. Si commemorano, oggi, il 25 Aprile, i valori di coloro che hanno combattuto per la libertà e la democrazia del nostro Paese, di chi ha creduto in un’Italia affrancata dal totalitarismo e per questo ha sacrificato la propria vita. La fine della guerra, l’avvio di una nuova stagione per l’Italia sono stati motivo di riflessione in una giornata che ha preso avvio con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Santa Croce, per proseguire, poi, con il corteo che si è formato a barriera D’Azeglio con la partecipazione del Corpo Bandistico Giuseppe Verdi e la Toscanini Next Ensemble e con la deposizione delle corone al monumento al Partigiano ed al monumento ai Caduti. In piazza Garibaldi anche le bandiere delle Brigate Partigiane portate dai giovani della Consulta Provinciale degli Studenti ed i labari delle Associazioni Partigiane.
Sono intervenuti il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti; il Consigliere Delegato della Provincia di Parma, Gianpaolo Cantoni; il Presidente della Consulta Provinciale Studenti, Nicolas Mantovani. L’orazione ufficiale è stata tenuta da Stefano Massini, giornalista e scrittore.
E’ seguita l’esibizione delle voci bianche dei Cori Cittadini. Si sono esibiti circa 100 bambini e bambine: Il Coro di Voci Bianche della Corale Giuseppe Verdi di Parma diretto da Nicolò Paganini, il Coro di Voci Bianche Ars Canto diretto da Eugenio Maria Degiacomi, il Coro di Voci Bianche Teatro Regio di Parma diretto Da Massimo Fiocchi Malaspina, il Coro di Voci Bianche di Parma Musicale diretto da Baniamina Carretta e Chorus Cordis diretto da Gabriella Corsaro.
La pandemia, la guerra in Ucraina sono stati tra i temi che, accanto a quelli della Resistenza e della salvaguardia della democrazia e della libertà, hanno segnato gli interventi degli oratori che hanno ribadito la necessità di fare delle scelte coraggiose, così come i protagonisti della Liberazione fecero 77 anni fa.
Il sindaco Federico Pizzarotti, ha citato David Sassoli, già Presidente del Parlamento Europeo, recentemente scomparso, ricordando il valore di un’Europa Unita, simbolo di progresso e di Pace. Ha fatto riferimento a Liliana Segre per sconfiggere l’indifferenza ed a Piero Calamandrei: “ognuno di noi può portare un contributo alla salvezza del mondo”. Il primo cittadino ha concluso il suo intervento con queste parole: “Questo è il mio ultimo 25 aprile e il mio ultimo discorso da sindaco, ed è il giorno che più di ogni altro mi ha fatto sentire parte di una fiera comunità: la nostra comunità parmigiana. Cade 100 anni dopo le gloriose barricate antifasciste in Oltretorrente, il valoroso quartiere che la storia di Parma e d’Italia ricordano per aver respinto l’odioso apparato fascista”. Ed ha aggiunto: “Sono orgoglioso di dirmi antifascista. Orgoglioso come lo siete voi. Servire Parma è stato un onore e ringrazio i Parmigiani per avermi dato questa opportunità, è stato un privilegio impossibile da spiegare a parole. Le vite scorrono, i giorni passano, gli anni volano, ma la città resta: vorrei che chiunque verrà dopo di me, davanti a questa luminosa e fiera piazza, come me possa orgogliosamente dire: essere antifascisti non è soltanto una promessa che abbiamo fatto ai nostri nonni, ma è un modo di essere, un modo di soffrire, un modo di vivere”.
Il Consigliere Delegato della Provincia di Parma, Gianpaolo Cantoni, nel ricordare il 77mo anniversario della Liberazione, ha posto l’accento sul centenario delle Barricate a Parma del 1922 ed ha ricordato le figure di Guido Picelli, di Giacomo Ferrari e di Fernando Santi. “Essi incarnano le gesta di Resistenza al fascismo, un movimento che fu non solo italiano ma anche europeo”. Ha citato Charles de Gaulle, Jean Moulin, le azioni di sabotaggio dei Partigiani norvegesi e Winston Churchill: “We will never surrender”, i soldati dell’Armata Rossa e gli Americani: uniti contro il nazifascismo. Ha ripercorso la storia tragica di Boris Romanchenko, delegato ucraino sopravvissuto a Buchenwald e morto sotto i missili russi nella sua casa a 97 anni, in Ucraina “Per questo – ha concluso – è importante resistere sempre, la pace e la libertà sono valori facili da perdere e difficili da riconquistare, concetti che vanno nutriti e difesi in ogni momento della nostra vita”.
Il Presidente della Consulta Provinciale Studenti, Nicolas Mantovani, ha rivolto un appello alle giovani generazioni contro l’indifferenza. Ha citato Gramsci ed ha letto un passo di Giuseppe Colzani, classe 1927, che si unì alla lotta di Liberazione ancora adolescente. “Tocca a noi giovani – ha concluso – lottare e conservare la libertà ed i giovani, in questo, devono essere in prima linea”.
Lo scrittore Stefano Massini, oratore ufficiale della cerimonia, ha incentrato il suo discorso sull’importanza delle parole e sul valore delle regole, prendendo le mosse da alcuni spunti storici: “la difesa di Adolf Heichman, responsabile dell’uccisione di milioni di ebrei nei campi di sterminio, è stata sempre, ostinatamente appellarsi ad avere solamente eseguito le regole, aver solamente fatto quello che bisognava fare. In questa piazza 7 corpi di anti fascisti, martoriati da ore di sevizie e torture, vennero fucilati e, rispettando la regola del bando Kesselring, furono lasciati in mostra perché la gente li vedesse. Una donna coraggiosa, Livia, moglie di uno degli uomini torturati e uccisi, decise di portare il corpo del marito a casa, in borgo Paglia, infrangendo le regole. Questi episodi ci ricordano, come in Antigone già 2500 anni fa, che esistono due regole, due categorie di leggi fondamentali: quella degli uomini e quella dell’umanità, che la supera e la sovrasta. Non è quindi pensabile parlare di Resistenza come scelta. Tra umanità e disumanità non c’è scelta, come tra orrore e rispetto. La Resistenza non era una scelta: la Resistenza era necessaria per l’umanità. La Resistenza era la nostra unica salvezza. Sono queste le parole che dobbiamo utilizzare, perché le parole sono fondamentali, soprattutto oggi che i testimoni oculari della Resistenza ci stanno lasciando: noi abbiamo il dovere di controllare le parole perché sono il testimone che noi prendiamo, da coloro che hanno visto e vissuto la storia, per tramandarle alle future generazioni nel modo più preciso possibile”.
Alle 12 i rintocchi solenni della campana della torre civica sono risuonati in tutta la città.