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Dalla nascita delle Regioni al Next generation Eu: a dieci anni dalla scomparsa, una giornata dedicata a Guido Fanti, primo presidente dell’Emilia-Romagna

Uomo delle istituzioni, politico anticipatore, colui che fu tra i non tantissimi che nei primi anni ‘70 videro nell’Europa una occasione di sviluppo e una opportunità di crescita. Nella pace e nell’allargamento dei diritti.

Guido Fanti, primo presidente della Regione Emilia-Romagna, è stato al centro di una giornata di riflessione e, a suo nome, è stata istituita una borsa di dottorato di ricerca dell’Università di Bologna per studiare l’impatto del diritto dell’Unione europea sulle politiche nazionali e regionali.

Così la Regione ha voluto ricordare la sua figura a dieci anni dalla scomparsa. Con anche un gesto concreto che apra opportunità per giovani studiosi e con un confronto che getti un ponte tra la visione profondamente innovatrice di Fanti e le nuove generazioni. Lui, politico e amministratore che ha messo al centro della propria azione l’impegno per le autonomie regionali e quello europeista.

Dalla nascita delle Regioni al Next Generation Eu

Un’occasione, oggi nella Sala che porta il suo nome nell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, per ripercorrere una storia più che mai attuale, nelle settimane in cui proprio l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza affida alle Regioni e ai territori un ruolo di primo piano nella progettazione e realizzazione degli interventi, con l’Italia Paese destinatario della quota più significativa di risorse del Next Generation Eu.

A ragionare sulla figura di Fanti, sul rapporto tra Enti locali, Regioni, Governo e Istituzioni europee, e sulle prospettive della ripartenza post pandemia, Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea e del Consiglio dei ministri, Vasco Errani, senatore ed ex presidente della Regione Emilia-Romagna, Elisabetta Gualmini, europarlamentare ed ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. Ancora, attraverso un messaggio inviato, Vincenzo Amendola, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega agli Affari europei, e Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia.

Un’iniziativa aperta dai saluti della presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti, e del sindaco di Bologna, Matteo Lepore. E che ha visto anche gli interventi di Lanfranco Fanti, europeista, figlio di Guido, e dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Vincenzo Colla. E le conclusioni del presidente Stefano Bonaccini.

In un podcast realizzato dall’Agenzia regionale di informazione e comunicazione, Lanfranco Fanti sottolinea l’impegno nel fare nascere la Regione e “le politiche sociali, per l’occupazione femminile, per l’ambiente e per l’Europa”, che caratterizzarono quella prima Giunta: “Mio padre già nel 1972 andava a parlare con i Commissari, uno dei quali era Altiero Spinelli, per aprire un canale tra l’Emilia-Romagna e l’Europa. Ma è come se oggi volessimo avviare un tavolo per l’avvio dei rapporti con Marte”.

“Di Guido Fanti colpiscono la capacità di visione, alta, lo spirito autenticamente riformista, il senso delle istituzioni e la capacità organizzativa- ha sottolineato Bonaccini-. E non uso parole di circostanza. Perché in quel 1970 c’era da costruire e da impostare tutto, non c’era niente. Ma questo non impedì a Fanti di lavorare con lungimiranza, impegno, serietà e determinazione perchè il progetto che la Regione, questo nuovo livello di governo, questo anello mancante tra i Comuni e le Province da un lato e lo Stato dall’altro, potesse diventare l’espressione più avanzata, o comunque il completamento degli strumenti di governo del Paese”.

“Strenuo difensore delle autonomie regionali e delle funzioni a loro assegnate dalla Costituzione, in un quadro di forte unità nazionale, e allo stesso tempo convinto europeista. Due facce della stessa medaglia che ci dicono molto dello spirito profondamente innovatore di Guido Fanti. Oggi l’Emilia-Romagna è una regione compiutamente europea, tra le realtà più avanzate dell’intero continente. Ma in quei primi anni Settanta, Fanti era tra i pochi che riusciva a guardare all’Europa non come a una entità lontana e astratta, ma come ad una opportunità. Per crescere- ha chiuso Bonaccini-, per sostenere lo sviluppo, per diventare occasione di dialogo e di confronto, elemento di solidarietà e di pace. Oggi che siamo tutti chiamati a fare la nostra parte per costruire e ricostruire, la sua lezione ci può e ci deve insegnare tantissimo”.

 

La borsa di dottorato di ricerca della Regione

La Regione finanzierà dunque una borsa di dottorato di ricerca dell’Università di Bologna intitolata alla memoria di Guido Fanti. Il campo d’analisi riguarderà le implicazioni e l’impatto che il diritto dell’Unione Europea ha avuto (e che ancora ha) sulle politiche nazionali e regionali, mentre i progetti di formazione alla ricerca potranno svilupparsi anche in collaborazione con l’Ufficio di delegazione regionale presso l’Unione Europea a Bruxelles.

“È importante- ha detto l’assessore Colla presentando la borsa di ricerca- che le nuove generazioni siano protagoniste della costruzione dell’Emilia-Romagna del futuro, e abbiano l’opportunità di relazionarsi con le Istituzioni europee. Questo partendo dalla storia, dalle tappe e dai percorsi che oggi ci rendono una delle regioni più forti a livello europeo. È proprio per dare valore e memoria alla figura di Guido Fanti che abbiamo deciso di istituire questa borsa di ricerca che riconosce il suo contributo intellettuale e politico nell’aver partecipato durante tutta la vita, e coinvolgendo le nuove generazioni, allo sviluppo politico delle istituzioni a livello locale, regionale, nazionale ed europeo”.

Guido Fanti, riformista e innovatore

Sindaco di Bologna prima (incarico nel quale subentrò a Giuseppe Dozza), deputato e senatore della Repubblica poi, quindi europarlamentare e vicepresidente del Parlamento europeo. Fanti guidò la Regione dal 23 luglio 1970 quando, con un ritardo di quasi trent’anni, venne finalmente data piena applicazione al dettato Costituzionale.

Anni pioneristici, in cui c’era di costruire da zero un nuovo livello di governo, ma – allo stesso tempo – anni fondamentali nei quali è stato impostato un metodo di lavoro e di governo e sono state gettate le basi dell’Emilia-Romagna attuale.

E fu proprio di Fanti l’idea assolutamente precorritrice di regione europea e la proposta avanzata nel 1975 di “Lega del Po”, ovvero un coordinamento tra le Regioni Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto ed Emilia-Romagna per affrontare insieme, pur in un quadro di rigorosa unità nazionale, problematiche trasversali comuni ai quattro territori, come quelle ambientali. Un coordinamento che garantisse un’interlocuzione più forte con il Governo da un lato, in una prospettiva che già guardava all’Europa dall’altro.

Innovazione che si concretizzò nella nascita di importanti servizi di welfare, a partire dai nidi, di cui parla, sempre nel podcast regionale, Ione Bartoli, reggiana, classe 1930, prima assessora regionale, che nella Giunta Fanti aveva la delega alle Politiche sociali.