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Riattivazione del certificato d’idoneità per gli atleti Covid positivi, ecco i protocolli fissati dal Ministero

Riattivazione del certificato d’idoneità per gli atleti Covid positivi, ecco i protocolli fissati dal MinisteroUna procedura di rivalutazione che segue precisi criteri scientifici. La Medicina dello Sport dell’Azienda USL di Modena ricorda quali sono i protocolli a cui devono sottoporsi atleti professionisti e non guariti dal Covid per ottenere la riattivazione del certificato di idoneità sportiva. Come noto, il documento permette di partecipare a competizioni agonistiche ed allenamenti finalizzati alle stesse. Dall’inizio della pandemia, infatti, succede che atleti modenesi in possesso del certificato si positivizzino al Covid: ciò determina una temporanea sospensione della validità del certificato di idoneità, dati i potenziali rischi che la malattia provoca sull’apparato cardiovascolare. Secondo i protocolli della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana) pubblicati l’anno passato dedicati a professionisti e non, e recepiti dal ministero della Salute a gennaio 2021, gli atleti Covid positivi, dopo la negativizzazione del tampone, devono sottoporsi ad una rivalutazione, presso il medico o la struttura che ha erogato il certificato, per ottenere il cosiddetto ‘Return to play’.

In particolare, si tratta di un documento che riabilita la validità del certificato dopo una rivalutazione che, a seconda della gravità della sintomatologia sofferta dall’atleta col Covid, consiste in alcuni esami che variano al variare della gravità della situazione. Stesso percorso per i non professionisti, ma con la differenza che devono passare almeno 30 giorni dalla negativizzazione del tampone o dalla data di fine isolamento prima di sottoporsi alla rivalutazione.  Caso diverso se il non professionista dichiari e dimostri di dovere partecipare ad una competizione di livello nazionale : in questo caso potrà avvalersi del protocollo dei professionisti e non aspettare i 30 giorni.

“Stiamo ricevendo notizie relative a pericolose ‘personalizzazioni’ del protocollo FMSI/Ministeriale che, messe in atto per concedere il Return to play più rapidamente possibile, trascurano importanti step diagnostici – afferma Gustavo Savino, Direttore della Medicina dello Sport dell’Azienda USL di Modena -. La tempistica dei 30 giorni per i non professionisti e la tipologia degli esami per le rivalutazioni si basano su un razionale scientifico che non è possibile trascurare. A proposito mi piacerebbe sottolineare che chiunque adotti protocolli differenti a quelli descritti nei documenti ufficiali, espone l’atleta a potenziali rischi per la salute e sé stesso a conseguenze legali qualora lo sportivo dovesse avere problemi di salute dopo la ripresa dell’attività”.