Home Sassuolo Tre nuove strade sassolesi intitolate Cirillo Mussini, Danilo Pifferi e Pietro Ballarini

Tre nuove strade sassolesi intitolate Cirillo Mussini, Danilo Pifferi e Pietro Ballarini

Tre nuove strade sassolesi intitolate Cirillo Mussini, Danilo Pifferi e Pietro BallariniSaranno intitolate alla memoria di tre importanti imprenditori della nostra città le strade di nuova realizzazione tra via Indipendenza e via Muraglie; lo ha stabilito la delibera di Giunta n°78 del 4 Maggio scorso in corso di pubblicazione all’Albo Pretorio.

Le tre strade prenderanno il nome di: Cirillo Mussini (17/02/1936 –17/03/2007) medico e imprenditore; Danilo Pifferi (27/04/1925 –17/05/2005) imprenditore; Pietro Ballarini (27/05/1944 – 07/06/1991) imprenditore.

“È importante tramandare il nome di chi ha reso grande la nostra città anche per le future nuove generazioni – commenta il Sindaco di Sassuolo Gian Francesco Menani – perché è grazie all’intuito, all’intraprendenza ed alla determinazione di persone come Cirillo Mussini, Danilo Pifferi e Pietro Ballarini se un paese economicamente depresso come Sassuolo è diventata una città, capoluogo di un distretto economico dei più importanti per il nostro Paese, studiato ed imitato in tutto il mondo”.

Cirillo Mussini, nasce il 17/02/1936 a Sassuolo da una famiglia di commercianti e agricoltori, settimo di nove figli. Si sposa nel 1963 con la Dott.ssa Maria Luisa Gibellini, pediatra. È stato medico, professore universitario, imprenditore ceramico. Si laurea nel 1962 in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Modena, esercita la professione di medico internista a Sassuolo per 40 anni, specializzandosi nel frattempo in Ematologia e Reumatologia. Diventa titolare della cattedra di Reumatologia dell’Università degli Studi di Modena e Direttore del Reparto di Reumatologia del Policlinico di Modena fino al 2002. Alla carriera di medico ha aggiunto quella di imprenditore quando, nei primi anni ’70, si unisce ad un gruppo di fratelli ed amici ed inizia l’avventura della Ceramica Concorde a Spezzano di Fiorano, destinata a diventare la capostipite del Gruppo Concorde, di cui oggi fanno parte le aziende Atlas Concorde, Keope, Supergres, Caesar, Fap, Marca Corona, Refin, Meta, Svimisa, Mirage, Infinity, Novoceram, Italon e Landmark. Il “Professore”, come comunemente tutti lo chiamavano nella sua Sassuolo, dimostra grande intuito imprenditoriale, guidando il Gruppo Concorde con lungimiranza, intelligenza e coraggio, fino a posizionarlo ai vertici del comparto ceramico mondiale, dando vita anche ad un importante processo di internazionalizzazione con due rilevanti investimenti in Francia (Novoceram) e Russia (Italon). Dal punto di vista istituzionale, il “Professore” si è sempre speso a favore della vita associativa ricoprendo le cariche di Vice Presidente e Consigliere di Confindustria Ceramica, dove ha rappresentato un elemento di grande stimolo. Nell’ultima intervista, rilasciata al Corriere della Sera il 21 settembre 2006, prima della sua morte, pronunciò la significativa frase: “Fare qualcosa per un altro dà una forza speciale. Come medico io ne ho ricevuta tanta e l’ho usata per mantenermi libero, nel pensiero e nelle azioni. Considero questa libertà la mia ricchezza più grande”.

 

Danilo Pifferi, nasce a Sassuolo il 27/04/1925. All’inizio del periodo bellico chiede di entrare nell’Arma dei Carabinieri ed entra a far parte della brigata “Marcello” con una intensa attività civile e militare. A 14 anni iniziò a lavorare alla Saime, della Contessa Vistarino, che gli concesse l’utilizzo di una baracca nel suo parco e che lui utilizzò come abitazione per uscire dalla casa di famiglia. Pifferi iniziò a riciclare gli smalti scartati dalle lavorazioni per ottenere nuovi composti e fu il primo al mondo a realizzare un vero e proprio riciclo quando ancora nessuno ne capiva l’importanza. I suoi smalti pavimentarono l’intero villaggio olimpico di Roma per le olimpiadi del 1960. Danilo Pifferi si dedicò ad un’incessante attività di ricerca che lo portò a trovare per primo la formula ideale per lo screziato, il craquelé, formula che ne consentì la produzione a costi molto più contenuti. Decise di diventare imprenditore di sé stesso e cominciò a produrre con la sua formula gres smaltato che ebbe immediatamente un grande successo. Nel 1964 fondò a Fiorano la Ceramica Artistica Artigiana. La Ceramica Artistica Artigiana continuò la sua crescita offrendo al mercato novità, continuando ad investire nelle tecniche di riciclaggio, in anticipo sulle altre aziende. Nel 1995, insieme al figlio, decise di realizzare uno stabilimento, a Pigneto di Prignano, per trasferire, l’anno successivo, la sua azienda e, in questa occasione, donò alla sezione Croce Rossa un’ambulanza; il suo impegno nel sociale si palesò anche quando decise di prendere a lavorare nella sua azienda un gruppo di carcerati che godeva della semilibertà. L’impegno nel lavoro gli valse il titolo di commendatore della repubblica e lui stesso ne andava fiero.

 

Pietro Ballarini, la “Premiata ditta Ballarini” fu fondata da Pietro Ballarini nel 1884 e all’inizio del ’900 si stabilì a Pontenuovo nella sede di una vecchia cartiera e di un mulino; nel 1922 infatti gli eredi Ballarini acquistarono il complesso composto da un opificio di quattro piani per la cardatura della lana e di tre case, di cui una adibita a magazzino, oltre che di un mulino, per insediarvi le ‘Officine Ballarini’, specializzate nella produzione di macchinari per l’agricoltura, in particolare svecciatoi da grano e separatori da riso. L’acqua del canale di Modena muoveva le ruote idrauliche per le macchine della fabbrica. L’attività delle ‘Officine Ballarini’ ebbe particolare impulso intorno agli anni venti del Novecento, in seguito alle politiche autarchiche e alla battaglia del grano per l’autosufficienza cerealicola della nazione ed alla fine degli anni Trenta gli operai erano 120. L’attività continuò a svilupparsi anche nel dopoguerra, grazie a una proficua collaborazione con i consorzi agrari locali e alla capacità imprenditoriale dei dirigenti che seppero aggiornare la produzione alle richieste del mercato e nel corso degli anni Cinquanta le Officine Ballarini davano lavoro a 220 dipendenti. Nel decennio successivo venne edificata una nuova fonderia, all’interno del medesimo complesso, per favorire lo svolgimento dell’attività industriale, che diede al complesso una struttura tipica delle fabbriche di inizio secolo. Grazie a Pietro Ballarini, nipote del fondatore, gli svecciatoi vennero costruiti non più in legno ma in metallo e l’azienda iniziò la produzione di nuovi prodotti. Con la scomparsa di Pietro Ballarini, nel 1991, l’azienda ridusse il ritmo di produzione, chiuse nel 1992 e l’intera area fu venduta.