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SUNIA Emilia-Romagna sull’emergenza abitativa in corso

Foto di Jens Neumann da Pixabay

Difficile fare una previsione sugli effetti del Covid 19 sul disagio abitativo, ma già in queste settimane gli uffici del SUNIA ricevono telefonate di inquilini che chiedono come comportarsi perché non sono in grado di pagare regolarmente il canone di affitto e le spese condominiali.

In Emilia-Romagna nel biennio 2009-2010 furono dichiarati più di 14 mila sfratti, il 93% di questi erano per morosità, cioè per l’incapacità degli inquilini di fare fronte agli impegni contrattuali.

Se guardiamo alle previsioni del Pil per il 2020 e i 2021 dobbiamo preparaci ad affrontare una emergenza abitativa forse di dimensioni maggiori, se non altro perché alle abitazioni private dobbiamo aggiungere il fenomeno degli immobili affittati per attività commerciali e professionali.

Il Governo con il decreto legge “Cura Italia” ha proposto il blocco degli sfratti al 30 giugno, e in fase di conversione in Parlamento il maxi emendamento della maggioranza ha spostato questa data al 1 settembre. È una misura che però non affronta il problema alla radice: servono infatti contributi da erogare in tempi rapidi per le migliaia di inquilini in difficoltà economica per un periodo ancora non definibile.

Siamo anche preoccupati per quanto riguarda le risorse messe a disposizione dalla Regione per il bando “bonus affitto” 2019. Non abbiamo ancora tutti i dati per distretti, ma da una prima analisi si può già dire che queste risorse non saranno sufficienti a coprire il 50% delle richieste (precedenti tra l’altro alla fase di emergenza COVID-19).  Citiamo alcuni dati: più di 1.600 domande per città come Bologna e Modena, più di 2.000 per Reggio Emilia, più di 1.000 per i distretti di Ferrara e quello che ha Vignola come capofila.

Mentre siamo in attesa che i tavoli di confronto nazionali, regionali e territoriali diano risposte adeguate, gli uffici territoriali del SUNIA, non avendo altri strumenti a disposizione, stanno già gestendo molte decine di casi “urgenti” favorendo un processo di rinegoziazione temporanea dei contratti di affitto. È evidente che questo strumento, pur rappresentando la via maestra, deve essere aiutato da contributi economici per inquilini che hanno visto ridotto significativamente il loro reddito e proprietari che rinunciano ad una quota di canone annuo precedentemente pattuita.