Sono 28.067, il 7,0 per cento delle imprese regionali, la presenza più ridotta tra le regioni italiane, con una perdita di 723 aziende in un anno (-2,5 per cento). La discesa è però meno accentuata rispetto allo scorso anno. La tendenza è più pesante a livello nazionale (-3,1 per cento), solo lievemente più contenuta in Lombardia e Veneto, ma peggiore in Piemonte. Il crollo nelle costruzioni (-503 unità, -8,9 per cento) determina la tendenza insieme con la riduzione nel commercio (-244 imprese, -3,3 per cento). L’unico contributo positivo continua a giungere dall’agricoltura e dalla pesca (+92 imprese, +4,0 per cento).
A fine marzo in Emilia-Romagna, le imprese attive giovanili sono risultate 28.067, pari al 7,0 per cento delle imprese regionali, la quota più bassa tra le regioni italiane. In un anno la perdita è di 723 imprese (-2,5 per cento), mentre le altre imprese sono diminuite dello 0,7 per cento.
A livello nazionale, le imprese giovanili scendono a 466.607 (-3,1 per cento), pari al 9,1 per cento del totale, mentre le altre imprese confermano la tendenza positiva e segnano un lieve aumento (+0,1 per cento). Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Le imprese giovanili aumentano solo in Trentino-Alto Adige (+1,7 per cento). La flessione maggiore si è avuta in Calabria (-4,9 per cento). L’andamento negativo delle imprese giovanili risulta lievemente più contenuto in Veneto (-2,3 per cento) e in Lombardia (-2,3 per cento), mentre è lievemente più pesante in Piemonte (-2,8 per cento). I settori di attività economica. La diminuzione delle imprese giovanili è determinata soprattutto dal pesante crollo delle costruzioni (-503 unità, -8,9 per cento). A questo si è aggiunta la flessione delle imprese dell’insieme dei servizi (-248 imprese, -1,3 per cento), frutto di tendenze settoriali differenziate.
Nel settore del commercio la riduzione è marcata (-244 imprese, -3,3 per cento), mentre nell’aggregato di tutti gli altri settori dei servizi la consistenza delle imprese giovanili è rimasta invariata. Risulta sensibile anche la riduzione delle imprese dell’industria (-64 unità, -3,0 per cento).
Contrariamente alla tendenza prevalente tra le altre imprese, risultano in buona crescita solo le imprese giovanili attive nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+92 imprese, +4,0 per cento). Tra le divisioni dei servizi si rileva l’aumento delle attività professionali, scientifiche e tecniche e di quelle immobiliari.
La forma giuridica. La riduzione è da attribuire alla flessione ampia delle ditte individuali (-680 unità, pari a -3,1 per cento). La caduta è più rapida per le società di persone (-6,0 per cento, pari a 116 unità). Entrambe sono da attribuire all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che sostiene la crescita delle società di capitale (+121 unità, +2,7 per cento).