«Dove ha colpito la grandine, possiamo dire addio alla campagna 2019. Poi ci sono piante talmente danneggiate da vedere compromessa, in taluni casi, anche la produzione del prossimo anno». Così la presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Eugenia Bergamaschi, dopo la violenta grandinata mista a raffiche di vento che ieri pomeriggio ha flagellato le coltivazioni di una vasta area dell’Emilia e parte della Romagna. L’ennesima sciagura per l’agricoltura regionale che si somma al bilancio già drammatico causato, in maggio, da altri violenti temporali.
«Stiamo parlando – continua nel dettaglio Bergamaschi – di un territorio circoscritto che va da Scandiano e Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, a Campogalliano, Castelfranco e Nonantola in provincia di Modena, fino al Bolognese con San Giovanni in Persiceto, San Giorgio, Granarolo e Minerbio ma anche le colline di Casalecchio. L’evento atmosferico senza precedenti ha danneggiato pure il Ravennate, in particolare la pianura di Massa Lombarda, Lugo e Bagnacavallo. In tutta la “zona rossa” stimiamo una perdita di produzione fino al 100% per la viticoltura – un vero disastro per i vigneti del Lambrusco -, la frutticoltura e le colture sementiere in pieno campo tra cui frumento, mais, colza e girasole».
Confagricoltura Emilia Romagna ha avviato una ricognizione dei danni anche ad impianti, serre e capannoni. La grandine di grosse dimensioni ha persino sfondato le reti degli impianti antigrandine. Nel Ravennate, il forte vento ha divelto tetti di capannoni ed edifici rurali oltre ad abbattere le strutture degli impianti frutticoli.
«Siamo in stretto contatto con l’Assessorato regionale all’Agricoltura e forniremo in tempi brevi tutti i dettagli necessari al fine di procedere poi con la richiesta al Governo dello stato di calamità», conclude la presidente Bergamaschi.