Non cresce la domanda e quindi i consumi interni. Come segnala l’indagine congiunturale di Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna, le vendite a prezzi correnti hanno subìto una nuova flessione dell’1,1 per cento nel primo trimestre del 2019 rispetto all’analogo periodo del 2018 per gli esercizi al dettaglio in sede fissa. Anche il saldo tra le quote delle imprese che rilevano un aumento o una diminuzione tendenziale delle vendite si appesantisce lievemente e scende a -13,2 da -11,1 punti.
Complice anche l’effetto della stagionalità, ci si attende peraltro un miglioramento delle vendite nel corso del secondo trimestre, tanto che si segnala un miglioramento di 38,3 punti del saldo tra le quote dei giudizi delle imprese, (risalito da -20,5 a +17,8 punti).
Le tipologie. Il dettaglio specializzato alimentare ha accusato la flessione più ampia delle vendite (-2,1 per cento). Per il non alimentare la correzione è stata più contenuta (-0,8 per cento), mentre iper, super e grandi magazzini hanno interrotto la tendenza positiva dei due trimestri precedenti con una flessione (-1,0 per cento).
La dimensione delle imprese. I dati mostrano una correlazione positiva dell’andamento delle vendite con la dimensione aziendale. La piccola distribuzione, da 1 a 5 addetti, accusa un calo dell’1,8 per cento, le imprese di media dimensione, da 6 a 19 addetti, hanno registrato una correzione dell’1,2 per cento, mentre la tendenza risulta solo lievemente negativa per le imprese con almeno 20 addetti (-0,3 per cento).
Il Registro delle imprese. Le imprese attive nel commercio al dettaglio al 31 marzo 2019 erano 44.136. Rispetto ad un anno prima la consistenza è diminuita del 2,2 per cento (-998 unità). L’andamento negativo è dato dall’ampia riduzione delle ditte individuali (-816 unità, -2,6 per cento) e da quella più rapida delle società di persone (-3,2 per cento, -301 unità). L’attrattiva della normativa delle società a responsabilità limitata determina la crescita delle società di capitale (+2,7 per cento, +123 unità).