Il presidente della Regione ha firmato la dichiarazione dello stato di crisi regionale per l’ondata di maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna dai primi di maggio. Il decreto, che rimarrà in vigore 180 giorni in tutto il territorio regionale, dà mandato all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile di svolgere tutti i lavori e gli interventi indifferibili e urgenti, insieme alle misure temporanee di assistenza a nuclei familiari evacuati dalle abitazioni inagibili, assumendo i relativi impegni di spesa nei limiti delle disponibilità dei capitoli del bilancio.
Il Presidente della Regione aveva già inviato nei giorni scorsi al presidente del Consiglio Conte la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale.
Il maltempo di maggio
Lo stato di crisi riguarda in particolare gli eventi verificatisi nei giorni del 5 e 6 maggio, quando una perturbazione di origine artica caratterizzata da venti di burrasca sulla costa e sulle pianure, ha causato una forte mareggiata che ha interessato il litorale da Ferrara a Forlì-Cesena, con precipitazioni elevate e con temporali diffusi, nevicate abbondanti in Appennino anche a quote collinari. Fenomeni che hanno determinato le piene dei fiumi collinari, dal reggiano al bolognese con conseguenti frane, sradicamenti o rottura di alberi e interruzioni nella circolazione stradale e nelle linee elettriche e telefoniche, disagi che hanno interessato circa 15mila utenze. Le mareggiate hanno provocato anche diffuse erosioni della spiaggia e danni alle infrastrutture balneari, oltre che il deposito di enormi quantitativi di materiale spiaggiato sul litorale di Rimini.
L’11 maggio, poi, forti raffiche di vento hanno interessato le aree di pianura e quelle collinari della Regione, provocando vasti danni sul territorio. Nei giorni seguenti, il 12, 13 e 14 maggio, un’estesa perturbazione ha prodotto precipitazioni diffuse ed abbondanti dal Reggiano alla Romagna, provocando, anche per lo scioglimento della neve, piene fluviali eccezionali e persistenti che hanno superato i massimi storici, causando rotte fluviali ed esondazioni, con conseguenti allagamenti ed evacuazioni.
In particolare, la rottura degli argini del fiume Montone, a valle dell’Autostrada A14, ha comportato l’allagamento delle frazioni di Villafranca, nel Comune di Forlì, e di Reda, nel Comune di Faenza, mentre la rottura degli argini del fiume Savio ha provocato danni a valle dell’abitato di Cesena. Anche gli argini del Torrente Sillaro non hanno retto, presso la frazione di Sasso Morelli, nel comune di Imola. Allagamenti anche delle aree golenali lungo il fiume Secchia, a valle della cassa di espansione nel comune di Campogalliano e lungo il fiume Panaro nel Comune di Modena, che hanno arrecato danni agli edifici e alle attività presenti.